Push to Pass | Ferrari, Vettel e Raikkonen: per vincere servono umiltà e lucidità
16 Aprile 2016 - 15:10
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La Ferrari ha fatto cilecca nelle qualifiche del Gran Premio della Cina. Le condizioni per ben figurare c’erano tutte: Hamilton con 5 posizioni di penalità sul groppone per la sostituzione del cambio e poi fuori nel Q1 per un problema all’MGU-H che nemmeno gli ha permesso di provare a realizzare un tempo. Una SF16-H in forma, specialmente nel settore centrale, e a suo agio con le super soft. Eppure la pole position è andata a Nico Rosberg, mentre Raikkonen e Vettel si sono dovuti accontentare ancora una volta della terza e quarta posizione, superati anche dalla Red Bull di Ricciardo.

Nella giornata in cui pareva certa l’eventualità di piazzare una macchina in prima fila, la Ferrari non è riuscita a portare a casa il “minimo sindacale”. La colpa di quanto successo è da attribuire a muretto box e piloti. L’unica innocente è l’attrice principale, cioè la SF16-H, perché la vettura c’era e non era poi così lontana dalla Mercedes in termini di prestazioni, e nel T3 era molto superiore alla Red Bull.

Colpevoli delle qualifiche così così i piloti, veloci nelle libere e nelle fasi iniziali del sabato, ma totalmente assenti nel momento cruciale, negli ultimi 90 secondi del Q3. Raikkonen è finito un po’ lungo al tornantino, gettando alle ortiche la seconda posizione. Vettel, oltre ad aver commesso lo stesso errore del compagno di squadra, ha anche fatto una leggerezza in uscita da curva 3 e prima del rettilineo opposto.

Colpevole la squadra, che ha adottato una strategia sbagliata in qualifica, mandando in pista i piloti all’ultimo momento, e per giunta facendo fare solo un giro a Vettel nel Q3 per fargli avere un treno di gomme super soft completamente nuovo per la gara. Una strategia che può prendersi chi sa di avere un margine, chi ha una macchina vincente e può permettersi di prendere un rischio. Chi sa che in qualifica può stampare un tempone anche con un solo giro. La scuderia di Maranello in questo momento questo vantaggio nel taschino non lo ha. Vettel e la Ferrari hanno azzardato nel Q3 e hanno pagato a caro prezzo, compromettendo il risultato della qualifica.

“Piedi per terra e a testa bassa” è il motto del team principal della Ferrari Maurizio Arrivabene, ma nelle qualifiche la Ferrari e i suoi piloti non hanno tenuto i piedi per terra, peccando di arroganza e mancando di umiltà, quell’umiltà che l’anno scorso è stato l’ingrediente principale dell’inizio della rinascita del Cavallino Rampante. Una mancanza di umiltà che è costata alla Ferrari la prima fila. Una mancanza di umiltà che la Ferrari ha palesato anche nelle altre due gare di questa stagione.

Colpisce infatti che l’anno scorso, con una Mercedes nettamente superiore, la Ferrari abbia fatto pochi errori strategici: qualche pit stop lento (Melbourne, Austria, Sochi), e le eliminazioni di Raikkonen nel Q1 in Austria e di Vettel nel Q1 ad Abu Dhabi, ma in generale la Ferrari l’anno scorso raramente ha peccato dal punto di vista strategico. Vettel inoltre, Bahrain e Messico a parte, ha sempre guidato su livelli eccellenti. Nel 2016 è fuori di discussione che la Ferrari abbia dato ai piloti una monoposto più competitiva rispetto alla SF15-T, eppure nei primi tre weekend è sempre mancato qualcosa. In Australia la strategia sbagliata dopo una prima parte di corsa e partenza monstre di Vettel e Raikkonen, con la super soft tenuta dopo la bandiera rossa, mentre la Mercedes puntava sulle gomme medie e portava a casa una doppietta e Vettel finiva la gara negli scarichi di Hamilton dopo un pit lento e un errore nel tentativo di rimanere agganciato al pilota della Mercedes. In Bahrain la SF16-H è stata veloce, quasi al livello della Mercedes, ma Raikkonen ha cannato la partenza e Rosberg nella prima parte di gara ha costruito un gap incolmabile. Oggi in Cina altri errori dei piloti e della squadra.

Forse, oltre a poca umiltà, in questo momento in Ferrari manca lucidità. L’impressione personale è che la scuderia di Maranello in questo momento stia accusando la pressione, e che nella smania di voler raggiungere la Mercedes stia commettendo diversi errori, finendo così per favorire gli avversari. E di certo l’atteggiamento e le dichiarazioni del Presidente Marchionne, che continua a puntare all’iride e a battere la Mercedes, non contribuiscono ad alleggerire il clima in quel di Maranello.

La Ferrari ha tutto il potenziale umano e tecnico per invertire il trend e riprendere la caccia alla Mercedes, sfruttando al massimo tutte le risorse a disposizione, in primis l’indiscutibile talento di Vettel e Raikkonen. Ma la conditio sine qua non è una mentalità giusta: “piedi per terra e a testa bassa.” Solo così la Ferrari può sperare di mettere il sale sulla coda alle Mercedes. Umiltà e lucidità.