Che colori hanno in testa i piloti? Intervista a Roberto Marchionni di Starline Designers
03 Aprile 2014 - 14:18
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Jorge Lorenzo mostra il casco con cui ha corso la gara in Qatar nel 2013

Jorge Lorenzo mostra il casco con i led
utilizzato nella gara in Qatar nel 2013

Dietro la grafica di un casco si nasconde il meticoloso lavoro di esperti professionisti. Come in pista anche in questo ambito si accende la competizione tra i piloti per indossare un casco che sia più accattivante degli altri. Al di là dell’aspetto tecnico legato alla sicurezza, la ricerca di design più attraenti è un campo di grande interesse per le case costruttrici che propongono repliche fedeli dei caschi utilizzati dai beniamini delle due e delle quattro ruote. I piloti si rivolgono sempre di più a veri esperti che sono capaci di soddisfare le richieste più dettagliate, eseguendo delle vere e proprie opere d’arte prodotte in serie limitate.

A tal proposito abbiamo interpellato un professionista nel settore delle grafiche personalizzate, Roberto Marchionni, fondatore di Starline Designers. Lo studio grafico pesarese è una struttura indipendente che riesce a soddisfare le esigenze grafiche di piloti, team e aziende che operano nell’ambiente dei motori, occupandosi di quasi tutte le specialità: dai kart, al Motomondiale. Starline ha il privilegio di aver seguito alcuni piloti italiani che poi sono diventati Campioni del Mondo come Valentino Rossi, Marco Melandri, Manuel Poggiali, Marco Simoncelli e Roberto Locatelli ma anche tanti altri di altissimo livello come Fonsi Nieto, Hector Barbera, Andrea Dovizioso, Shakey Byrne, fino ad arrivare a Nicky Hayden e Jorge Lorenzo.

Logo Starline Designers

Starline Designers

In generale i piloti hanno le idee chiare su quali grafiche adottare o si lasciano “trasportare” dai vostri designer? Sono puntigliosi anche sotto il profilo grafico?

Sono pochi i piloti che hanno le idee chiare, molti ci lasciano carta bianca perchè sono indecisi. Il nostro compito è cercare di dare degli input per metterli nelle condizioni di dare un giudizio. Il fatto è che in questo campo è stato fatto “di tutto e di più” quindi non è facile avere in mente cosa fare. Nicky Hayden è un pilota che ha le idee chiare: poche volte ci lascia libertà d’azione e molte indicazioni provengono da lui. Quasi tutti i piloti sono molto molto puntigliosi. Per un certo periodo di tempo ho “corteggiato” Jorge Lorenzo ed il suo entourage mi ha spiegato che è una persona estremamente pignola. La mia risposta è stata che “più è meticoloso il pilota e meglio è per noi”, perchè il risultato finale ne guadagna. Jorge ha sempre chiara in mente la sua idea e per questo si riesce a lavorare molto bene con lui.

Realizzate tutti i bozzetti al computer?

Sì, soprattutto per i piloti della MotoGP ma anche per le classi minori come la Moto3. Ad esempio, relativamente all’ultimo casco che ha utilizzato Hayden nei test, abbiamo relizzato quattro proposte. Il pilota ha scelto la versione che preferiva e da lì abbiamo avuto la base di partenza su cui lavorare in funzione delle sue volontà.

Roberto Marchionni insieme a Nicky Hayden

Roberto Marchionni insieme a Nicky Hayden

Usate adesivi o tutto ad aerografo?

Dipende dalla complicazione del disegno, a volte è “misto”. In ogni caso non esiste più un casco completamente con adesivi.

Provvedete voi al montaggio del casco o lo rispedite alla casa madre?

Quando il casco è realizzato in genere va direttamente nei circuiti, anche se dipende dalla casa costruttrice. Ad esempio alla Nolan, che è di Bergamo, rispediamo i prodotti con la grafica realizzata, poi provvedono loro a consegnarli ai piloti. Invece altri caschi non possono tornare al produttore per problemi logistici: ad esempio il casco di Jorge Lorenzo (HJC) non può essere rimandato in Corea. Non riusciremmo mai a rispettare i tempi.

Negli ultimi anni si è assistito alla creazione di prodotti specifici per un singolo evento. Quanti caschi realizzate per questo genere di gare? Che fine fanno queste piccole opere d’arte?

Vengono prodotte massimo tre unità. Dove vanno a finire dipende dai piloti: solitamente uno resta al pilota, uno alla casa costruttrice e uno, se è fortunato, al grafico, ma solo se è fortunato… I collezionisti a volte si ritrovano con caschi che non sono originali. Mi è capitato di vedere dei prodotti che non sono usciti dal mio studio.

Il casco di Andrea Dovizioso  per la stagione 2014

Il casco di Andrea Dovizioso per la stagione 2014

Senza considerare caschi “one event”, in media, per un pilota che disputa il Motomondiale, quante unità all’anno preparate?

Da un minimo di 10/12 fino ad arrivare ai 20/25 in base alle necessità.

Per un vostro collaboratore è più difficile studiare la grafica di un casco o di una livrea di una moto dove deve far coesistere più sponsor?

Disegnare una moto è una sfida perchè bisogna disegnare i “tracciati” sulla moto stessa. Sulla carta è tutto bidimensionale, non si percepiscono le sconnessioni della carena. Riportare il disegno dal computer alla realtà è una mansione piuttosto complicata ma che comunque dà soddisfazioni. Noi non lavoriamo per privati ma solo per i team: si tratta di operare a stretto contatto con le squadre per diversi giorni, come recentemente accaduto con Ducati per il disegno e la realizzazione della Panigale Superbike.

Mediamente quante bozze grafiche dovranno essere realizzate prima che venga scelta la livrea definitiva di una moto?

Complessivamente 10/12 grafiche. Il processo è analogo a quello di un casco: si reallizzano due o tre versioni per capire da dove iniziare poi da lì si passa ai vari step di evoluzione.

Ci sono dei vostri collaboratori sui campi di gara? Se sì, qual è la loro funzione?

In genere vado io con un collega. I weekend di gara sono importanti sia per relazionarsi con i piloti, trovando nuovi spunti, che per allacciare nuovi contatti; non si può lavorare solo al computer. In fin dei conti siamo un punto di riferimento per un pilota, soprattutto perchè alcuni di loro si possono contattare solo via mail o telefono, mentre nei fine settimana di un Gran Premio il rapporto è diverso. Nei giorni precedenti la gara si hanno maggiori occasioni di confronto, come magari potrebbe essere una cena.