Inside Tech: La diffusione del diffusore.
16 Febbraio 2013 - 15:54
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Schema grafico diffusore

Nella Formula 1 moderna rappresenta una vera e propria chimera. Stiamo parlando dell’aerodinamica, fortemente influenzata dall’uso, o tante volte abuso dei diffusori. Red Bull è la sperimentatrice numero uno, spesso al limite della regolarità grazie a quel genio che porta il nome di Adrian Newey. Ma cosa sono realmente questi diffusori? Come agiscono? Quale principio fisico sta alla base di essi? Nelle chiacchere da bar i diffusori sono come lo spread, tutti ne parlano ma nessuno sa cos’è. Sono saliti alla ribalta grazie alle controversie del 2009 di una imbattibile Brawn GP. Innanzitutto, il loro utilizzo è legato alla necessità di generare una spinta verso il basso che incrementi l’aderenza al suolo per una migliore percorrenza soprattutto nei tratti guidati, pieni di curve ad alta e bassa velocità. Ciò che si ricerca è quella che gli inglesi chiamano clean air per ridurre i vortici che si creano, specialmente nel retrotreno.

Proprio questa aria pulita genera la down force, la deportanza, il carico aerodinamico tanto agognato. I diffusori permettono di canalizzare l’aria e di rendere il suo afflusso più “dolce” con la possibilità di una grande direzionalità che ne aumenta l’efficacia. Una tipologia di diffusore molto discussa nel tempo è stata quella dei diffusori soffiati che sfruttavano la fase di rilascio della vettura che generando aria calda riusciva a non far perdere carico aerodinamico(ricordiamo che vennero poi banditi) . L’effetto fisico principale che negli ultimi tempi sta raggiungendo alti tassi d’inflazione è il cosiddetto effetto Coanda, un fenomeno molto semplice che consiste nella tendenza di un fluido a percorrere una superficie prossima ad esso. Chiaramente un’esasperazione dei profili dei diffusori non fa che accentuare questo fenomeno. Appare scontato che l’effetto Coanda è solo uno dei fenomeni che entrano in gioco, ma è uno dei più ricercati al momento, una vera e propria moda ingegneristica.

Il rovescio della medaglia della ricerca del carico aerodinamico è quello di una riduzione della velocità di punta. Prova ne sia nell’ultimo Mondiale di F1 la maggiore velocità della Rossa nei confronti della Red Bull. Ma a quanto pare, al momento (aspettando il turbo nel 2014), paga più lo studio aerodinamico che quello motoristico.