Intervista esclusiva a Massimo Discenza, voce della Indycar su Sky
18 Marzo 2014 - 8:37
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L’attesa sta per finire. Mancano meno di due settimane alla prima gara del campionato Indycar 2014, che, per la gioia dei fan italiani della massima serie americana per monoposto, anche quest’anno sarà trasmesso in esclusiva da Sky Sport. In vista dell’imminente partenza della stagione, abbiamo chiesto un’intervista a Massimo Discenza, voce della Indycar su Sky Sport. Un’occasione per approfondire i temi principali della Indycar 2014, ma anche per far conoscere ai nostri lettori le emozioni, la passione e la preparazione che accompagnano quotidianamente il lavoro di un telecronista di motorsport. Con grande cortesia, Discenza ha accettato l’intervista e ha risposto a tutte le nostre domande.

1) Come è nata la tua passione per il motorsport?

Si può riassumere con un nome ed un cognome, Gilles Villeneuve, e la gilles-villeneuve-sideways-long-beach-19821Ferrari numero 27. Mio papà era un suo grande tifoso e mi ha trasmesso la passione per le sue straordinarie imprese. Impossibile non innamorarsi di Gilles. Tutto il resto è venuto di conseguenza. E poi Alex Zanardi, uno dei pochi motivi che mi fanno sentire orgoglioso di essere italiano.

2) Molte persone un giorno sognano di poter diventare commentatori. Tu che trafila hai seguito per arrivare dove sei ora?

Non faccio fatica a riconoscere una certa componente di fortuna nel mio percorso. A Sky ricordavano alcune precedenti esperienze radiofoniche (a RTL 102.5 e poi a Radio 24, dove ho condotto la trasmissione sulla F1 “Sport e motori”) e mi hanno proposto di raccogliere l’eredità, straordinariamente pesante, di Carlo Vanzini. Una decina di provini, ed è andata. Ma ogni volta è un esame…

3) Che sensazioni avevi nella tua prima telecronaca della Indycar?

St. Petersburg 2013. Ricordo un discreto sudore freddo e tremolìo delle gambe. Come sintomi, possono rendere l’idea? Tra numeri, statistiche, parenza st petersbourg 2013nomi, curriculum, storie e precedenti avevo il terrore di sbagliare. Poi ho deciso di mettere da parte i chili di appunti che mi ero preparato e mi sono messo a commentare le immagini, andando totalmente a braccio. Almeno ho sbagliato “in autonomia”.

4) Quanto è stato importante per te avere un buon commentatore tecnico al tuo fianco, come Marcello Puglisi o Daniele Galbiati?

Sono molto diversi tra loro. Marcello è un computer, hai la certezza che non gli sfugga il minimo dettaglio tecnico, ragiona da pilota e cerca di farti vedere le cose come le vedono al muretto. Come forma mentis è freddo, misurato. Daniele è un istintivo, partecipa in maniera più “calda” allo sviluppo della gara, gli piace fare pronostici, immaginare sviluppi e strategie, immedesimarsi nei tifosi e negli appassionati. Sta a me giocare di sponda: è fondamentale trovare la misura giusta con entrambi. Il feeling è fondamentale, viene fuori durante la telecronaca in maniera insospettabile.

5) Come ti sei “preparato” in vista di questa nuova stagione di Indycar?

Gli impegni in redazione a Sky Sport 24 assorbono parecchio tempo. Cerco di tenermi aggiornato, consultando ogni giorno siti specializzati e social network, approfondendo l’aspetto personale dei protagonisti. Fortunatamente negli USA sono dei personaggi di alto livello e non è difficile trovare interviste, retroscena, aneddoti. E poi mi affascina la storia del motorsport americano. Andare a rivedersi una gara degli anni ‘70/’80 dà ogni volta grandissima goduria.

6) Col ritorno di Montoya, le tre punte del team Penske e l’arrivo di Kanaan al team Ganassi, pare che ci siano tutti gli ingredienti per un campionato di alto livello…

Soprattutto sarà una Indycar equlibrata, anche più degli ultimi anni. Mi sembra che almeno sei, sette piloti abbiano ambizioni di vittoria finale. Oltre a quelli che citavi, mi aspetto grandi cose dai ragazzi del team Andretti (soprattutto in termini di crescita di continuità di Hinchcliffe e di crescita Montoya penske 2014tout-court di Munoz), e dai due Seb del KV Racing. E gli esordienti: ce ne sono un paio di altissimo livello. Quindi l’incognita twin-turbo, come sarà assorbita dai team? A inizio stagione prevedo parecchie sorprese. Per nostra fortuna, e quella degli organizzatori di Fontana, il campionato si deciderà ancora in California.

7) Probabilmente una delle note dolenti è il calendario molto compresso, con l’ultima gara fissata per il 30 Agosto…

Dobbiamo adeguarci alle esigenze televisive statunitensi. L’estate è la stagione da sfruttare, e questo nuovo format ha convinto il nuovo title-sponsor, Verizon, ad impegnarsi. Vediamo se durerà, o se invece i presumibili malumori dei team mediopiccoli, quelli che avranno più difficoltà a gestire tanti impegni così ravvicinati, saranno ascoltati e si tornerà alla normalità. L’altro elemento negativo è l’assenza di donne in pista, almeno full-time.

8) Una delle note positive è invece la conferma dei double header, i weekend con una gara al sabato e una alla domenica. Favorevole a questa scelta?

Ero scettico, mi sembrava una forzatura inutile, ma lo scorso anno le gare di Detroit e Toronto sono state tra le più emozionanti. E anche determinanti: dal double di Toronto è partita la riscossa di Dixon. Non mi è sembrata eccezionale l’accoglienza del pubblico sul circuito. E’ stato comunque giusto allungare l’esperimento anche al 2014. Non mi piace, invece, l’idea del doppio appuntamento di Indianapolis. Non aggiunge nulla a livello tecnico ed anestetizza il mito Indy. Spero duri poco.

9) Cosa ne pensi della scelta del team Herta di non riconfermare Filippi per il 2014?

Umanamente mi dispiace tantissimo per Luca. Ci teneva, ci credeva (come ci credevamo e ci tenevamo tutti qui a Sky, ovviamente) da morire. Per il resto è una decisione che, tecnicamente, ci sta. Hawksworth è giovane, veloce, continuo, conosce la materia Indycar ed è giusto che abbia un sedile fisso nel 2014. Che l’abbia guadagnato a discapito di Luca ci ha deluso, ma credo che Filippi avrà un’altra chance.

10) E invece cosa ci dici della decisione di Jacques Villeneuve di tornare a correre alla 500 Miglia di Indianapolis?jacquesvilleneuvevictoire_1995

Come dicevo prima, tifo Villeneuve da sempre. Come potrei non essere affascinato da questa prospettiva? Sapevo che Jacques avesse proposte interessanti per questa stagione, ma non pensavo a “LA” gara. Se ha deciso di accettare la sfida è perché sente di poter recitare un ruolo da protagonista, non è un impegno solo promozionale. Dispiace solo per il numero, il 5 e non il 27 come nel ’95. Accidenti a Hinchcliffe!

11) Te la senti di fare un pronostico su chi vincerà il campionato?

Considerando che non prendo un pronostico che sia uno dagli anni ’80, preferirei non sbilanciarmi. Ma a costo della figuraccia ci provo col podio intero: Power, Kanaan, Hunter-Reay. Ma non è detto che l’ordine sia questo…

12) Cosa diresti ad un appassionato di motorsport che non conosce la Indycar o che magari non l’ha mai seguita con particolare attenzione?

Gli darei almeno cinque buoni motivi per seguire la Indycar: la bravura dei piloti, che contano più della tecnologia e l’elemento-strategia non è sempre determinante; il fascino degli ovali; le tradizioni che fanno da contorno; il push-to-pass, molto meno cervellotico del drs; l’incertezza che regna fino all’ultima curva di ogni gara. Sesto consiglio : sintonizzarsi su Sky Sport 2 domenica 30 marzo a partire dalle 21.30. Non se ne pentirà.