Push to Pass | Giù il cappello di fronte a Vettel (e a Kimi)
26 Luglio 2015 - 20:29
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Chi poteva immaginare dopo le prove libere una vittoria così brillante di Vettel? E una prestazione così importante di tutta la squadra, con un Raikkonen sui livelli del compagno di squadra? La seconda vittoria stagionale di Vettel e della Ferrari, dopo quella in Malesia, giunge inaspettata, ma è quantomai meritata. Il pilota tedesco è stato semplicemente perfetto per tutto il weekend. Nelle libere ha commesso più di un errore, è vero, ma nel tentativo di cercare il limite in frenata e nella messa a punto della monoposto. In qualifica, in un momento in cui la Ferrari si doveva guardare dall’assalto di Red Bull e Williams per la terza posizione dietro alle Mercedes, ha tirato fuori dal cilindro un giro incredibile, con un T2 secondo solo a quello di Hamilton, alla guida dell’astronave Mercedes.

In gara Vettel ha costruito un’impresa guidando in maniera divina sin dal via, con uno scatto felino a superare entrambe le Mercedes per prendersi il comando della corsa, davanti a Raikkonen, anch’esso splendido in partenza. La corsa poi, è stata gestita da Vettel alla perfezione, con un ritmo impossibile da sostenere per gli inseguitori, Raikkonen a parte. Nemmeno la safety car dovuta al crash di Hulkenberg ha deconcentrato Vettel, che ha sempre tenuto Rosberg e Ricciardo a debita distanza, prendendosi una vittoria che mai è stata in discussione durante i 69 giri del Gran Premio d’Ungheria.

L’ennesima dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, del talento di questo pilota. Un pilota ingiustamente criticato e vilipeso dal pubblico ferrarista negli anni precedenti. Quello che vinceva solo grazie a Newey, anzi: la Ferrari lottava contro Newey e non contro Vettel. Il tedesco era il bimbominkia, che vinceva per via di un’astronave e il cui ditino, invece di alzarlo, doveva metterselo… Una sua vittoria a Monza, nel 2013, fu salutata con grande sportività dal pubblico ferrarista a suon di fischi: il tedesco era reo di essere arrivato davanti ad Alonso, l’idolo di allora, l’ingrato oggi.

E’ servito che Vettel arrivasse a Maranello affinché tanti tifosi aprissero gli occhi e capissero il vero valore del tedesco. Un uomo squadra formidabile, un pilota velocissimo in qualifica, bravissimo sul bagnato e sempre in grado di portare a casa il risultato, pur senza disporre della miglior macchina dello schieramento. In dieci gare, Vettel ha deluso solamente in Bahrain: negli altri gran premi ha sempre portato a casa il massimo possibile e nelle due occasioni in cui ha potuto puntare al bersaglio grosso (Malesia, Ungheria) lo ha centrato. Proprio in queste due vittorie risultano evidenti i meriti del pilota tedesco, capace di correre con intelligenza e gran ritmo e di sfruttare gli errori strategici e sportivi della Mercedes, più veloce, ma finita dietro di lui. A Silverstone, nel momento più difficile (al momento, ndr) della stagione, la Ferrari ha colto un podio insperato grazie a Vettel, che ha preso la decisione strategica giusta sotto la pioggia in una gara in cui la SF15-T non aveva ritmo. Il Cavallino Rampante ha fatto un vero colpo di mercato portando Vettel a Maranello. Dopo metà stagione anche i più scettici (Allievi a parte naturalmente, ndr) si sono dovuti ricredere di fronte alle grandi prestazioni di Seb. Sette podi, due vittorie in dieci gare, e poco più di 40 punti di distacco dal leader del mondiale Hamilton: niente male, considerando che per alcuni la Ferrari non è migliorata rispetto all’anno scorso, in cui arrivarono due podi in diciannove gare. E niente male, per un bimbomikia, un pilota low profile che vince solo grazie a Newey.

Ma non c’è solo Vettel a risplendere in casa Ferrari dopo il Gp d’Ungheria; anche la gara di Kimi Raikkonen merita solo applausi. Il pilota filandese è stato costretto alla resa da un problema alla power unit, ma finché l’affidabilità glielo ha consentito ha corso una gara di spessore. Partenza eccezionale e ritmo gara simile a quello di Vettel. Raikkonen oggi avrebbe meritato un grande risultato, un piazzamento che avrebbe dato una bella risposta alla vergognosa campagna stampa e agli insulti eccessivi ricevuti negli ultimi due mesi, dove il campione del mondo 2007 è stato accusato per qualunque cosa, dal testacoda di Montreal al caldo afoso delle ultime settimane. Il suo sedile in Ferrari viene attribuito ogni giorno a un pilota diverso, e anche Arrivabene a volte ha contribuito al lincaggio mediatico (vedi post gara a Silverstone), eppure la gara di oggi, così come il weekend di Silverstone fino allo sciagurato passaggio sulle intermedie nel momento sbagliato, non ci ha mostrato un Raikkonen bollito. Iceman era lì con Vettel fino al primo pit stop, e nel secondo stint, dopo aver perso terreno per via del giro di Vettel con gomme nuove, aveva sempre un passo simile all’ex pilota della Red Bull. Avrà commesso degli errori quest’anno, non sarà più un fulmine in qualifica, ma Raikkonen è ancora un ottimo pilota e la Ferrari dovrebbe pensarci non una, ma cento volte prima di prendere qualcun altro al suo posto.

In Ferrari c’è ancora tanto da lavorare e migliorare, ma tra le poche certezze ci sono il talento di Vettel e la bravura della coppia di piloti di Maranello.