Push to Pass | Ma Bottas e Ricciardo non erano dei fenomeni?
05 Luglio 2015 - 19:55
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Valtteri Bottas e Daniel Ricciardo: gli astri nascenti del 2014. Due piloti giovani, veloci, bravi nei duelli e sicuri dei loro mezzi. L’anno scorso ci hanno regalato emozioni e belle gare: Bottas, a partire dal Gp d’Austria, ha iniziato a frequentare con una certa costanza i podi dei vari circuiti del Circus, mentre Ricciardo, al suo primo anno con un top team, ha conquistato ben tre vittorie, unico pilota non Mercedes a riuscire a trionfare nel campionato 2014. Il giudizio degli appassionati e degli addetti ai lavori è stato pressoché unanime: loro due rappresentano il futuro della F1.

Ma, come si sa, certi giudizi possono essere affrettati. Ricciardo e Bottas l’anno scorso sono stati eccezionali, ma erano liberi da ogni tipo di pressione: Ricciardo perché era al suo primo anno in Red Bull, con una vettura che nei test era apparsa da subito non vincente, e con una squadra che gli chiedeva solo di maturare. I risultati di prestigio erano richiesti a Vettel. Bottas, dal canto suo doveva solo crescere, con una Williams reduce dalla peggiore annata della sua gloriosa storia. E’ facile” essere fenomeni senza pressioni: è più difficile confermarsi.

Alla prova dei fatti, nell’annata cruciale per il loro futuro, Bottas e Ricciardo non stanno mostrando quei miglioramenti che ci si poteva aspettare da loro, quel passo in avanti necessario per poter entrare nell’Olimpo dei campioni. Vero: entrambi guidano vetture meno competitive rispetto alla Red Bull e alla Williams versione 2014, ma è proprio quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare. Ricciardo a inizio stagione ha corso bene, ma da Monaco è letteralmente evaporato. Se già in Malesia Kvyat gli era arrivato davanti pur dopo un testacoda dovuto a un contatto con Hulkenberg, da Monaco in poi Ricciardo ha cominciato a prendere bastonate dal russo nel confronto interno alla Red Bull. In Malesia, Monaco, Canada e Gran Bretagna Kvyat era davanti a Ricciardo a inizio gara e gli è arrivato davanti alla fine (a Silverstone Daniel si è ritirato, ma Kvyat era già molto più avanti in classifica di lui, ndr), e in alcune occasioni (Canada) neanche di poco. Nelle ultime gare ha battuto Kvyat solo in Austria, complice un danno grave sulla vettura del compagno di squadra dopo un incidente alla partenza. L’australiano sembra naufragare nelle difficoltà della Red Bull, e non sta offrendo quel feedback in termini di sviluppo e di spirito di squadra che un leader dovrebbe dare. Anche alcuni atteggiamenti in pista, leggasi alla voce ruotata a Raikkonen a Monaco e al diniego di non aver rispettato i track limits in qualifica a Silverstone (con le telecamere della FOM ovunque, ndr), non ci stanno piacendo.

Bottas invece è un buon pilota: quando le cose vanno bene svolge la sua gara pulita e convincente, ma basta un nonnulla per mandarlo in confusione. A Monaco la Williams non c’era, ma con tutto il caos che c’è stato si potevano portare a casa dei punti. A Silverstone sotto l’acqua non è accettabile beccarsi venticinque secondi da Massa, uno che sul bagnato è veloce tanto quanto Cicciolina è vergine. In Austria si è complicato la vita in partenza, uno dei punti deboli dell’ex campione GP3. In Gran Bretagna, il finlandese non è mai riuscito a passare Massa quando aveva un passo più veloce e il team gli aveva dato il via libera. E il confronto interno alla Williams con Massa, buon pilota ma certamente non un fenomeno, non lo vede messo in una grande posizione. Bottas è un buon pilota, ma non sta mostrando alcun progresso rispetto all’anno scorso: ha gli stessi punti deboli, le stesse insicurezze. Eppure è la stampa continua a riempirlo di elogi e lo accosta alla Ferrari.

Ricciardo e Bottas hanno ampi margini di miglioramento e possono sicuramente diventare dei piloti vincenti; ma da qui ad additarli a fenomeni ce ne passa. E da qui a collocarli in Ferrari al posto di Raikkonen pure. Perché se arrivassero a Maranello i Ricciardo e Bottas formato 2015, Vettel può dormire sonni tranquilli: la Mercedes pure. I tifosi della Ferrari un po’ meno.

Foto: Getty Images