Sguardo al Passato | La storia della Jaguar Racing (prima parte)
09 Gennaio 2016 - 12:00
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In F1 è molto importante disporre di un budget considerevole, ma è altrettanto vero che i soldi non portano automaticamente a raggiungere risultati di prestigio. Per fare un esempio basta rileggersi la storia della Toyota in F1, una squadra con una potenza economica spaventosa, ma che nei suoi anni di permanenza in F1 non è mai riuscita a cogliere un successo. Ma un flop ancora più clamoroso di quello dei giapponesi è stato quello della Jaguar Racing. In cinque anni i giaguari hanno portato a casa solo due podi, per poi abbandonare mestamente la F1. Nelle scorse settimane la Jaguar è tornata agli onori delle cronache in virtù dell’annuncio del ritorno nel motorsport, precisamente in F.E. Per “festeggiare” l’evento vi riassumiamo in due puntate la storia della Jaguar Racing in F1.

irvine herbert burti jaguar 2000

Irvine, Burti e Herbert alla presentazione della Jaguar (2000)

Il 1999 è stato un campionato di F1 entusiasmante, con piccoli team che riescono a farsi notare. Tra le più belle sorprese dell’anno rientra sicuramente la Stewart. Il team di proprietà di Sir Jackie ha realizzato una monoposto molto innovativa, supportata da un motore Ford profondamente rivisto e più piccolo di quello del 1998. La vettura è molto veloce, anche se non sempre affidabile. Il potenziale della macchina e della squadra è però alto: la Ford fiuta l’affare e decide di rilevare da Jackie Stewart la proprietà del team, e l’accordo viene raggiunto durante il Gp del Canada per una cifra vicina ai 55 milioni di euro.

Il 2000 è l’anno del debutto del team ufficiale della Ford, sotto le insegne del marchio Jaguar. L’avventura della Jaguar Racing parte con grandi proclami e con delle novità per quanto riguarda i piloti. Il rilancio in F1 della Ford è affidato al confermato Johnny Herbert e ad Eddie Irvine, reduce da un’annata esaltante con la Ferrari, nella quale ha lottato per il campionato del mondo fino all’ultima gara. A capo del progetto Jaguar Racing c’è Wolfgang Reitzle, mentre da Barcellona la squadra viene diretta da Neil Ressler.
Nei test la vettura non sembra veloce come lo era la Stewart nel 1999, con Irvine che riesce comunque a difendersi più di Herbert.

2000 Monaco Grand Prix - Race - Eddie Irvine

Eddie Irvine a Monaco 2000

A Melbourne l’esordio della Jaguar Racing è semplicemente terribile. Tra la prima sessione di prove libere e il warm-up si rompono ben quattro motori sulle R1 di Irvine ed Herbert, col sospetto che in realtà i motori in fumo siano cinque. La gara è ancor più deludente: Herbert è out dopo un giro per un problema alla frizione, mentre Irvine, bravo a qualificarsi settimo, perde diverse posizioni al via e viene successivamente coinvolto in un incidente con la Arrows di De La Rosa. In Brasile la storia non cambia: Irvine si piazza sesto in qualifica, rifilando otto decimi ad Herbert, ma il nord-irlandese colleziona un altro zero dopo un’uscita di pista successiva a un sorpasso di Trulli.

Gli aggiornamenti portati dalla Jaguar ad Imola migliorano leggermente la situazione; entrambe le vetture arrivano al traguardo, con Irvine che sfiora la zona punti. Al settimo gran premio, la Jaguar finalmente porta a casa dei punti, grazie al quarto posto di Irvine a Montecarlo. L’annata prosegue senza particolari sussulti: i pacchetti di sviluppo non funzionano sotto il profilo cronometrico, mentre l’affidabilità migliora leggermente. Irvine è spesso più competitivo di Herbert, anche se deve saltare il GP d’Austria per problemi di salute, lasciando il volante al brasiliano Burti. Nelle ultime tre gare la vettura progredisce: per due volte le Jaguar si avvicinano alla zona punti, con una bella gara di Herbert a Suzuka, mentre a Sepang Irvine porta a casa un punto utile solo ai fini statistici, visto che non permette alla Jaguar di schiodarsi dal nono posto nella classifica piloti. Nel frattempo c’è già un importante cambio ai vertici della squadra, con l’arrivo del grande Bobby Rahal nel ruolo di CEO. La Jaguar riporta in F1 anche Niki Lauda, che viene posto a capo della Premier Performance Division, col compito di valutare attentamente il lavoro di tutto il gruppo Ford nel motorsport e di coordinare le attività di Jaguar Racing, Cosworth e Pi Research.

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Luciano Burti (2001)

Dopo un 2000 incolore, il 2001 della Jaguar non è certamente migliore. Al posto di Herbert, ritiratosi dalla F1, arriva Burti ad affiancare Irvine. Il brasiliano però non convince la dirigenza della Jaguar e viene scaricato dopo il Gp di San Marino per far posto a Pedro De La Rosa. Ma il problema della Jaguar non sono i piloti: è la monoposto che non va. Irvine, in un’intervista a Repubblica, indicò proprio nella Jaguar R2 la monoposto peggiore da lui guidata in F1, per spiegare quanto fosse difficile fare risultati con quella monoposto. Irvine perde un’occasione per andare a punti a Interlagos, quando sotto il diluvio finisce fuoripista mentre è sesto, e il motore lo tradisce a Barcellona quando è ottavo. A Zeltweg un buon settimo posto, alle spalle della Arrows-Asiatech di Jos Verstappen. La Jaguar è in ripresa, e a Monaco finalmente la ruota gira nel verso giusto per la scuderia di proprietà della Ford. Irvine in qualifica è magistrale e ottiene una sesta posizione, stando davanti alla più quotata Williams di Montoya. In gara il nord-irlandese non commette errori, a differenza di Montoya, sfrutta i problemi tecnici di Hakkinen e Ralf Schumacher e porta a casa un grandissimo terzo posto. Per la Jaguar è il primo podio in F1.

IRVINE SPINGE AL LIMITE NELLE QUALIFICHE DI MONTECARLO

In Canada arriva invece il momento di Pedro De La Rosa, che coglie il primo punto dopo il ritorno in F1. Da lì in poi la Jaguar fatica a portare a casa risultati, sia per gli aggiornamenti aerodinamici che non funzionano, sia per la difficoltà nel gestire il consumo delle gomme, che non permette a Irvine e De La Rosa di mantenere un ritmo costante nell’arco di un gran premio. Anche i piloti però non sono esenti da errori. Da sottolineare in negativo quanto avvenuto a Spa, con Irvine che si rende protagonista di una manovra “killer” su Burti a Blanchimont. Il pilota della Prost ha un brutto incidente, e le conseguenze del botto lo portano a dare forfait nelle ultime gare del campionato, costringendo la Prost a chiamare Thomas Enge.

L’INCIDENTE TRA IRVINE E BURTI

 

Per rivedere una Jaguar nei primi sei bisogna attendere Monza; in una gara corsa in un clima di tristezza infinita, appena pochi giorni dopo i tragici fatti dell’11 Settembre, la Jaguar torna in zona punti grazie allo spagnolo De La Rosa. A Indianapolis un’altra gioia per la Ford, con Irvine che arriva quinto dopo una corsa intelligente, con un primo stint corso a serbatoio pieno e una seconda parte d’attacco, con un bel sorpasso su Heidfeld nella parte lenta del circuito. La Jaguar chiude il campionato all’ottavo posto nella classifica costruttori, dietro alla Benetton.

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Lauda e Rahal

Gli unici spunti di interesse la Jaguar li crea in sede di mercato, ma non in materia di piloti. In occasione del GP di Monaco la Jaguar annuncia di aver messo sotto contratto Adrian Newey. Alla scadenza del suo contratto con la McLaren, Newey arriverà nella scuderia Ford con l’obiettivo di creare una monoposto competitiva. Ma Newey in Jaguar non ci approderà mai. L’ingegnere inglese, convinto da Ron Dennis di eventuali conseguenze legali per bloccare il suo addio alla McLaren, resta fedele alla scuderia di Woking. Rahal perde credibilità in questa vicenda, e nel mese di Agosto la Jaguar decide di allontanarlo. Il suo posto viene preso da Niki Lauda.

Dopo il secondo cambio al vertice del team in due anni, la Jaguar spera in un 2002 finalmente sugli scudi, ma la strada della scuderia di proprietà della Ford sarà tutt’altro che in discesa…